NOTA BENE: sebbene in italiano l'accento sia scritto solo quando cade sull'ultima lettera di una parola, per comodità degli studenti lo abbiamo indicato negli esempi anche nei seguenti casi: 1) quando esso non cade sulla penultima sillaba; 2) quando cade sulle lettere "e" ed "o", per aiutare gli studenti a distinguere il suono aperto o chiuso; 3) la pronuncia indicata nelle nostre pagine è quella dell'italiano standard e quindi non rispecchia le variazioni regionali.

L'accento

In italiano il termine accento ha tre diversi significati:

  1. la maggiore importanza di una determinata sillaba per sonorità, per tono e per lunghezza di pronuncia
  2. il segno grafico che indica dove cade l'accento tonico
  3. una particolare modalità di pronuncia, di intonazione, di enfasi caratteristica di una determinata area geografica.

Queste tre diverse interpretazioni del termine accento, spesso indicano delle sostanziali differenze e causano, per quanti studiano l'italiano come seconda lingua, difficoltà di pronuncia.

In particolare è difficile stabilire una regola generale che prescriva una determinata pronuncia per ogni parola. Per una trattazione del problema vedere L'italiano e i dialetti. In sostanza in Italia si hanno, nella lingua parlata, pronunce diverse a seconda delle regioni. Anche se non esiste una autorità prescrittiva, come in Francia, esistono tuttavia sia l'Accademia della Crusca, che un "Dizionario di ortografia e di pronuncia" a cura di tre linguisti italiani, pubblicato dalla Rai, l'ente di direzione della radiotelevisione italiana, creato con l'intenzione di fornire un punto di riferimento agli operatori del settore dell'informazione.

Il segno grafico in italiano consiste di una forma grave (`) ed una acuta (´). L'accento circonflesso (^) si può trovare talvolta in poesia o per indicare la contrazione di due vocali "ozî" o la caduta di una sillaba "tôrre". Per le forme verbali contratte vedere La ricerca dell'infinito.

L'ortografia in italiano prescrive l'uso dell'accento solo sull'ultima vocale di parole formate da più sillabe (città, caffè, felicità ) e su parole formate da una sillaba che potrebbero confondersi con termini simili. Vedi monosillabi accentati.

Anche se non è richiesto alle volte l'ortografia ammette l'uso dell'accento per distinguere

  1. omografi con vocale aperta o chiusa e
  2. omografi con accento su sillabe diverse

e anche nel caso di parole di pronuncia incerta o sconosciuta al lettore.

Quando in italiano si scrivono parole straniere si usa l'accento di quella lingua con le relative regole.

Va anche notato che anche se in italiano si hanno due accenti grave (`) e acuto (´) nella lingua scritta si usa spesso solo l'accento grave. Per esempio si può leggere "perchè" anche se la pronuncia standard è con la "e chiusa".

Dal 1967 esiste una regola che prescrive l'uso dell'accento acuto sulle vocali chiuse e quello grave sulle vocali aperte.

 

 

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